Appenninia
Dal 21 settembre al 5 ottobre 2013
Perché si decide di percorrere su due ruote tutti i 2.200 km di spartiacque appenninico, da Passo Giovi a Melito di Porto Salvo? Tra l’altro sfidando la pioggia (con una modesta giacchetta in Gore-Tex) e un’età non più esattamente verde (con qualche fantozziano cerotto per il mal di schiena).
Forse perché è giusto festeggiare gli anta con una qualche zingarata. Forse perché proprio con l’età senti più forte il richiamo della Terra Madre.
O forse per la curiosità di capire a che punto è il processo di rimozione dalla coscienza collettiva dell’idea stessa di Appennino. Una rimozione che va di pari passo con la scarnificazione dei paesi, con l’abbandono di pezzi di territorio, con la chiusura di scuole, botteghe e farmacie.
Ma, soprattutto, per capire se la spina dorsale del Paese, montagna operaia e terra di “Resistenze” da duemila e cinquecento anni a questa parte, può diventare il laboratorio per sperimentare nuove forme di convivenza e nuovi stili di vita. Più sostenibili e credibili. Per resistere di nuovo. Il luogo in cui inventarsi un piano B, contrattaccare e ripartire. E allora oggi potrebbe essere un laboratorio per sperimentare nuovi stili di vita e forme di convivenza. Per resistere, ancora una volta. E ricominciare. L’idea del viaggio, e del libro, nasce da qua.
Tutto il resto è su appenninia.net
Buongiorno Sig. Finelli, mi chiamo Franco Scarabelli ed ho appena finito di leggere con immenso piacere questo suo bel libro.
Mi ha fatto tornare indietro a quando avevo 30 anni (sono del 1952) e, per conoscere me stesso più che altra gente, ho inforcato una piccola motocicletta da fuoristrada leggero, una Honda 200 cc. ho caricato una tenda monoposto e poco bagaglio ed ho percorso la parte centrale dell’ Appennino, la spina dorsale dell’ Italia, entrando in provincia di Piacenza e proseguendo fino alla Calabria, tenendomi, contrariamente a quanto fatto da lei, rigorosamente lontano da centri abitati e da persone, affidandomi alle carte geografiche (non esistevano gps e cellulari), al mio istinto ed a un pizzico di incoscienza, dormendo in tenda nei campi e nei boschi,mangiando tonno e carne in scatola e bevendo acqua dalle fontane.
Leggendo il libro e le sue considerazioni, che condivido pienamente, ho rivisto posti che sono rimasti scolpiti nella mia memoria e che spero non rimangano appunto solo luoghi della memoria ma possano tornare ad essere una vera spina dorsale diritta e viva della nostra Comunità Nazionale-
Mi è venuto anche il desiderio di ripercorrere il viaggio, questa volta con moglie e cane al seguito in una comoda auto con regolare Tom Tom in dotazione !!.
Ancora complimenti e spero di rileggerla presto.
Franco Scarabelli
Carissimo Franco, sono veramente lieto che il libro abbia risvegliato vecchi sogni. Noi viviamo essenzialmente di sogni, anche quando sono guidati da un TomTom.. In fondo anche i libri si scrivono per questo: per inseguire sogni e l’Appennino oggi più che mai di sogni ha un bisogno enorme Cosa avrei dato per essere assieme a te su quella moto trent’anni fa. Fammi sapere se ti rimetti in cammino. Un caro saluto. Riccardo
Buongiorno, siamo Gianna e Francesco, cicloviaggiatori triestini. Abbiamo appena finito di leggere Appenninia, trovato per caso in un piccola libreria di Bologna. Finora avevamo diverse idee ben confuse ssu dove pedalare quest’estate. Leggere Appenninica ci ha aperto un mondo! Il tempo a disposizione non ci permette di pensare di portare a termine l’intera traversata in una volta sola, la dovremo fare in due volte. Ci darebbe qualche indicazione sul percorso, le mappe da utilizzare? Infinitamente riconoscenti, innnzitutto per la grandiosa idea. Gianna e Francesco
Ciao Gianna. Mi scuso. Crdo che la mis risposta arrivi davvero fuori te,po’ massimo. Non avevo visto il vostro messaggio. Se siete ancora interessati ad aver qualche informazione sul viaggio attraverso gli appennini sarò ben lieto di darvele. Magari dal vivo, visto che da oltre un anno sono a Trieste. Un caro saluto. Riccardo