Appenninia: viaggio nella terra di domani
Perché si decide di percorrere su due ruote tutti i 2.200 km di spartiacque appenninico, da Passo Giovi a Melito di Porto Salvo? Tra l’altro sfidando la pioggia (con una modesta giacchetta in Gore-Tex) e un’età non più esattamente verde (con qualche fantozziano cerotto per il mal di schiena).
Forse perché è giusto festeggiare gli anta con una qualche zingarata. Forse perché proprio con l’età senti più forte il richiamo della Terra Madre.
O forse per la curiosità di capire a che punto è il processo di rimozione dalla coscienza collettiva dell’idea stessa di Appennino. Una rimozione che va di pari passo con la scarnificazione dei paesi, con l’abbandono di pezzi di territorio, con la chiusura di scuole, botteghe e farmacie.
Ma, soprattutto, per capire se la spina dorsale del Paese, montagna operaia e terra di “Resistenze” da duemila e cinquecento anni a questa parte, può diventare il laboratorio per sperimentare nuove forme di convivenza e nuovi stili di vita. Più sostenibili e credibili. Per resistere di nuovo. Il luogo in cui inventarsi un piano B, contrattaccare e ripartire. E allora oggi potrebbe essere un laboratorio per sperimentare nuovi stili di vita e forme di convivenza. Per resistere, ancora una volta. E ricominciare. L’idea del viaggio, e del libro, nasce da qua.
Tutto il resto è su www.appenninia.net
Il trailer del libro
Appenninia al Caffé di Rai Uno
Fotogallery
Quanto vorrei fare lo stesso percorso! Che invidia, mannaggia.
Beh, non è impossibile da replicare. Non necessariamente in motorino. Si può fare interamente anche in auto o bicicletta. Se hai bisogno di dritte contattami pure. Buona giornata.
Rick